Se ci fermiamo a riflettere sul termine “adolescenza”, facilmente ci verranno in mente una serie di parole e sensazioni molto diverse, persino opposte tra loro. Questo rende già evidente come questo particolare momento della vita sia difficile da definire in modo univoco.
L’età adolescenziale rappresenta perfettamente quella che viene chiamata “crisi evolutiva endogena”, ovvero una fisiologica fase di difficoltà che attraversa, o ha attraversato, la vita di tutti noi.
Ci capita spesso di pensare agli adolescenti come individui in preda alla cosiddetta “tempesta ormonale”, ma nello specifico di cosa si tratta? La scienza ci dice che esiste sì una produzione particolare di alcuni ormoni in questo momento della vita, ma questo avviene in concomitanza ad una scarsa maturazione di alcune particolari aree del cervello, che assolvono a compiti cognitivi specifici.
In adolescenza si verifica infatti una “risistemazione” del cervello, scientificamente chiamata “potatura”, caratterizzata da un rimaneggiamento delle sinapsi, per cui nuovi collegamenti tra neuroni si formano e quelli meno utilizzati scompaiono. La potatura avviene nel cervello delle ragazze intorno agli 11 anni, in quello dei ragazzi intorno ai 12 anni e mezzo. Il luogo in cui la potatura si compie è la corteccia prefrontale: questa è chiamata “area del secondo pensiero sobrio” e assolve a compiti cognitivi di alto livello, quali prendere decisioni, programmare, inibire comportamenti inadeguati; è inoltre coinvolta nell’interazione sociale e nell’autoconsapevolezza.
E quali sono, nello specifico, gli ormoni coinvolti nei mutamenti
cerebrali dei ragazzi?
Un primo esempio ci viene fornito dalla dopamina, ormone coinvolto nel circuito cerebrale piacere-gratificazione: in poche parole, se incontriamo qualcosa che ci fa stare bene la sua produzione aumenta, cosa che avviene anche quando ci troviamo di fronte a rischi e novità.
Nel cervello adolescente i livelli di dopamina sono mediamente più bassi rispetto agli adulti. Capiamo quindi come i ragazzi siano, come naturalmente, spinti alla ricerca di tutto ciò che non è conosciuto e, in alcuni casi, non totalmente sicuro.
Un altro ormone che gioca un ruolo da protagonista durante gli anni dell’adolescenza è la melatonina. Abbiamo presente come i ritmi sonno/veglia dei ragazzi siano decisamente diversi da quelli degli adulti: i giovani infatti tendono a ritardare molto l’orario in cui vanno a dormire, prolungando il loro sonno fino alla tarda mattinata. La melatonina è coinvolta in questo meccanismo, poiché viene secreta nel momento in cui è ora di andare a dormire e, nel cervello degli adolescenti, questa secrezione avviene fisiologicamente nelle ore più tarde e prosegue lungo le ore della mattina. Spesso, quindi, non è sufficiente limitarsi a chiedere ai ragazzi di cercare di non coricarsi troppo tardi la sera.
Questa consapevolezza ha spinto alcuni paesi a posticipare l’orario di inizio delle lezioni scolastiche, per far sì che gli studenti riescano a dormire di più e siano quindi più attenti e produttivi. Diversi studi hanno infatti dimostrato come i giovani in fase di sviluppo cerebrale e ormonale che dormono regolarmente almeno otto ore per notte apprendono meglio e sono meno inclini a comportamenti violenti. Più a lungo i giovani dormono, inoltre, più hanno possibilità di assorbire e consolidare le informazioni ricevute durante la giornata, processo che avviene durante le fasi REM del sonno.
Gli ormoni, però, sebbene giochino in prima linea in questa delicata fase della vita, non sono gli unici attori coinvolti e la loro “tempesta” non implica che i ragazzi siano incapaci di essere prudenti e responsabili. Il dibattito natura vs. cultura è più che mai vivo riguardo a questo argomento e un ruolo determinante per la crescita dei ragazzi è svolto da chi si prende cura di loro, a qualsiasi titolo.
Benché la corteccia frontale presenti ancora aree di immaturità, i genitori e coloro che hanno a che fare con i giovani sono depositari di un enorme potere relazionale, il quale aiuta i ragazzi e li accompagna in questo viaggio burrascoso.
E’ importante pensare al cervello adolescente come “vulnerabile” non solo in senso negativo, ma come particolarmente recettivo alle esperienze positive, alla possibilità di sviluppare un pensiero critico e allo stesso tempo creativo, alla ricerca di stimoli e novità.
Non è quindi proficuo pensare all’adolescenza unicamente come ad una fase da “sopportare”, da parte della famiglia, con una buona dose di pazienza. Si tratta di un’età cruciale, fondamentale per poter esprimere tutte le potenzialità che stanno alla base di una vita adulta ricca e soddisfacente. Ciò significa, per chi vive o lavora con gli adolescenti, provare a comprendere che cosa per loro significhi questo momento della vita e, perché no, ricordarci com’era stato per noi. Questa posizione può sicuramente aiutarci nello stare vicino ai ragazzi, nel dare loro amore, nel permettere loro di condividere cosa pensano e come si sentono.
E’ frequente che, soprattutto i genitori di adolescenti, si sentano come spettatori passivi ed impotenti di fronte alle trasformazioni in atto. Ciò che serve è, invece, sensibilità e capacità nel rapportarsi con tutte le diverse immagini che i nostri giovani ci propongono, senza sostituirci a loro né frenandoli, bensì incoraggiandoli continuamente.
L’adolescenza potrebbe quindi essere vista come una casa da ristrutturare: le fondamenta rimangono sempre le stesse, ma alcune parti che non vengono più utilizzate vanno demolite, altre ampliate, altre ammodernate. Questo processo è lungo, difficoltoso, pieno di contrattempi, ostacoli, interruzioni e ritardi, ma permette di arrivare alla costruzione definitiva di quello che, per ognuno di noi, è l’ambiente di vita ideale.
BIBLIOGRAFIA:
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